Il Decreto Aureo

(Avvertenza: se pensi sia troppo lungo potresti aver ragione, e quindi per favore non leggerlo.)
Il Decreto Aureo

Pare che nella nostra scatola cranica non ci sia un solo cervello ma addirittura tre: il rettiliano, il mammifero e quello umano.

Il cervello rettiliano, primitivo o istintuale, presiede funzioni quali la sopravvivenza e “l’imperativo territoriale” – la salvaguardia del territorio – e regola inoltre lo stimolo della fame, la respirazione, la temperatura, il movimento, e il meccanismo “lotta o fuga”- conosciuto anche come meccanismo dello stress.

Attraverso il cervello mammifero, o sistema limbico, proviamo emozioni quali paura, rabbia, angoscia da separazione, ma anche giocosità e il desiderio di esplorazione; ci occupiamo inoltre della cura e dell’allevamento della prole, e instauriamo legami – da qui l’espressione comune “siamo animali sociali”.

Secondo alcuni modelli terapeutici, tra cui l’Ipno-analisi, il limbico corrisponderebbe alla parte inconscia della nostra mente, in cui sono immagazzinati ricordi di eventi traumatici, legati a forti reazioni come paura o spavento.

Il cervello umano o neocorteccia, corrisponde invece alla parte cosciente della nostra mente e ci aiuta nella risoluzione dei problemi (problem solving), ad esprimere sentimenti elevati quali la gentilezza, l’empatia e la premura verso altri esseri viventi.

La neocorteccia svolge funzioni complesse quali il ragionamento, il discernimento e la riflessione, la speculazione filosofica, la creatività e la consapevolezza di sé.

L’Amigdala

È una struttura – sarebbero in realtà due, ma per licenza poetica qui scrivo una – a forma di mandorla da cui prende il nome, situata nel limbico e che gioca un ruolo fondamentale nel regolamento dell’emozioni, della motivazione e della memoria.

L’amigdala ha inoltre la funzione di scrutare costantemente l’ambiente circostante allo scopo di rilevare potenziali minacce o pericoli – o cambiamenti nella nostra routine.

Quando l’amigdala rileva un potenziale pericolo, si attiva subito per proteggerci, innescando all’istante il meccanismo dello stress.

Potremmo immaginare l’amigdala come un Comandante Supremo delle Forze Armate.

Un generale estremamente zelante – e talvolta un po’ paranoico – il cui compito è quello di mobilitare il suo esercito, gli ormoni dello stress, al fine o di metterci in salvo dal pericolo, o di combattere per rintuzzare un’aggressione.

In presenza di un pericolo oggettivo ma anche soltanto immaginato – il generale Amigdala tende all’allerta, all’allarme e alla paranoia estremi, e non riconosce la differenza tra realtà e immaginazione – l’Amigdala fa scattare il meccanismo lotta o fuga, che si attiva immediatamente per difenderci.

Lo Stato d’emergenza

In stato d’emergenza il generale assume il comando supremo, mobilitando l’esercito degli ormoni dello stress.

L’esercito

Gli ormoni dello stress potenziano il corpo affinché sia pronto ad esercitare il massimo sforzo muscolare con l’unico scopo di sopravvivere, fuggendo dal pericolo o combattendolo.

Uno stratega approssimativo

Il generale, essendo zelante, eccede nella cautela: ai fini della sopravvivenza questo vuol dire un calcolo approssimativo per eccesso delle probabilità di pericolo.

La paura è spesso una diagnosi inesatta per eccesso del pericolo.

Il Generale

Il Generale Amigdala utilizza una strategia bellica chiamata “modello corrispondente”: mette a confronto gli stimoli provenienti dall’ambiente circostante con ricordi previamente archiviati.

Ricordi di eventi in cui ci siamo sentiti minacciati o in pericolo. Ricordi fondamentali per la nostra sopravvivenza.

Per questo motivo vicende avvenute in passato in cui abbiamo avuto paura – a volte proprio tanta, tanta paura – potrebbero essere rivissute ripetutamente in seguito, ogni volta che queste memorie vengono sollecitate da circostanze che nel presente hanno – a livello inconscio – anche solo la più vaga rassomiglianza a quelle vicende originali.

La strategia del modello corrispondente non è precisa nel correlare la realtà oggettiva del presente ad avvenimenti accaduti in passato; funziona per approssimazione.

Banalmente questo significa che se in passato fossimo stati attaccati e morsi da un dobermann inferocito, il Generale Amigdala potrebbe oggi rilevare come ostili tutti gli esseri appartenenti alla razza canina – anche solo sentendoli abbaiare – e mobilita le truppe degli ormoni dello stress facendoci reagire di conseguenza: con paura – anche se fosse un chihuahua ad abbaiare.

Stress equivale a paura

Il meccanismo lotta o fuga si attiva a livello inconscio, eludendo il presidio della mente cosciente.

In una situazione percepita come una possibile minaccia, per il Generale Amigdala è vitale entrare in azione all’istante o potrebbe essere troppo tardi.

Per questo motivo, secondo il generale, non possiamo permetterci il lusso di valutare oggettivamente una situazione percepita come ostile o pericolosa per poi deliberare una strategia e quindi impegnarci ad attuarla – funzione esecutiva propria della neocorteccia, il nostro cervello umano.

Una tempistica sollecita è di vitale importanza, e la nostra vera e propria sopravvivenza potrebbe dipendere da un’azione rapida e decisiva che in caso di pericolo preferibilmente è la fuga, ma nel caso questa non fosse possibile, l’alternativa è o la lotta o, nel caso di forti paure irrazionali – definite fobie – il congelamento e il panico.

Una macchina bellica

Quando rileva una potenziale minaccia, il generale dichiara lo stato d’allarme: l’ipotalamo, la parte del nostro cervello che controlla il sistema nervoso simpatico – eccitatorio – invia un messaggio istantaneo alle ghiandole surrenali, che a loro volta immettono nell’organismo ormoni dello stress quali adrenalina e cortisolo. Il glucosio viene mobilitato e indirizzato ai muscoli funzionanti per fornire energia all’istante.

I processi metabolici vengono invece bloccati al fine di risparmiare energia. Il battito cardiaco e la respirazione accelerano. La pressione arteriosa si alza. Tutto questo – e molto di più – avviene affinché il nostro corpo sia pronto a fuggire o a lottare.

Gli ormoni dello stress sono un esercito potente ed efficiente, una macchina bellica finemente sintonizzata sulla sopravvivenza, il cui unico compito è metterci in salvo.

Il sovrano

In tempi di pace, nella nostra routine giornaliera, prendiamo decisioni e compiamo scelte sul da farsi – impegnandoci poi a farlo – con il nostro cervello umano.

Proprio come in quelle antiche leggende in cui un sovrano benevolente governa prendendo decisioni assennate al fine di garantire al suo popolo pace e prosperità, la neocorteccia presiede le nostre decisioni a livello cosciente.

Tuttavia, soppesare tutti i pro e i contro di una situazione inevitabilmente richiede tempo, il che va bene in tempi di pace, dato che la sopravvivenza non è a repentaglio.

In stato d’emergenza, il monarca delega i suoi poteri esecutivi al Comandante Supremo delle Forze Armate, così che possa deliberare senza indugi un piano di (re) azione per la nostra sicurezza e protezione.

La paura ha lo scopo di renderci cauti e proteggerci da eventuali pericoli.

In tempo di guerra, il Generale Amigdala fa la voce grossa.

In presenza di un possibile pericolo, alimentando lo stato d’allarme, allerta e paranoia in tutta la popolazione, il generale urla alle forze armate l’ordine d’implementare immediatamente il piano di “sopravvivenza a breve termine”.

I poteri esecutivi del sovrano vengono revocati con effetto immediato: operiamo in altre parole sotto il controllo emotivo inconscio del Generale Amigdala, fino a quando la minaccia non è stata sventata.

La costante e continua attivazione del meccanismo dello stress a lungo andare altera la struttura stessa del cervello, innescando un circolo vizioso in cui il Generale Amigdala, per rimanere in posizione di comando, rileva minacciosi anche gli eventi più innocui e noi rischiamo di vivere in uno stato continuo e costante d’ansia detta fluttuante: quella sensazione falsamente premonitoria che qualcosa di brutto potrebbe succedere, facendoci sentire vittime impotenti di un mondo ostile, pronto a ferirci in qualunque momento.

La paura ha la tendenza ad autoalimentarsi

Quando permane ben oltre le esigenze naturali del cambiamento, lo stress rischia di cronicizzarsi, rendendoci esausti e mettendo a repentaglio non soltanto la nostra salute mentale e fisica, ma anche i rapporti e la creatività.

Un sovrano in esilio

Il sovrano è stato esiliato e in ogni angolo del regno vi è la presenza costante dell’esercito, con posti di blocco e l’imposizione del coprifuoco.

Il generale paranoico, ossessionato dal controllo, vieta le attività ludiche, il relax, la creatività, il pensiero speculativo, la cultura, l’educazione.

Lo stress cronico rischia di bloccare la crescita personale.

Il regno ha assunto i toni cupi della paura e dell’autoritarismo reazionario.

Il popolo si sente mentalmente e fisicamente esausto a causa del costante stato di allerta, allarme e paranoia alimentati dal generale.

La paura e lo stress non alleviato impediscono di dormire sonni tranquilli e quindi di pensare lucidamente durante il giorno, compromettendo la capacità creativa e intuitiva di progettare il proprio futuro.

Alla riconquista del regno

Il sovrano vuole salvare il suo amato popolo dal bullismo della paura e ripristinare la pace in tutto il reame.

Decide risoluto d’intraprendere da solo l’arduo viaggio della crescita personale.

Dopo aver attraversato montagne impervie e gole profonde, giunge alla dimora nascosta del saggio mago, che vive nel cuore della foresta incantata, oltre i confini di quello che un tempo era il suo regno.

il sovrano chiede al saggio mago se esista una soluzione: un incantesimo tanto potente da placare la paranoia del generale zelante e ripristinare la pace nel regno, affinché i suoi amati sudditi possano finalmente tornare a perseguire e a godersi la felicità e il bene comune che meritano.

Il saggio mago, scrutando la sua vasta biblioteca, trova un antico manoscritto dimenticato da chissà quanto tempo in uno degli scaffali polverosi.

Srotolandolo con cura, scorre tra le righe con gli occhi e le dita nodose, bisbigliando parole incomprensibili.

Il monarca, perplesso, si avvicina corrugando la fronte e insieme al mago legge l’antica calligrafia amanuense squisitamente decorata, scoprendo con meraviglia che esistono quattro incantesimi che hanno il potere di ripristinare l’intelligenza nella mente e la pace nel cuore di ogni essere umano, racchiusi nell’antico Decreto Aureo delle Quattro R.

Il Decreto Aureo delle Quattro R

Prima R: Regolare.

Ci fa bene regolare la respirazione, inspirando lentamente l’aria dal naso gonfiando la pancia, ed espirando il più a lungo possibile socchiudendo le labbra.

Seconda R: Rilassare.

Ci fa bene rilasciare la tensione nei muscoli a causa dello stress accumulato, rilassando così il nostro corpo. Quando il corpo si rilassa, anche la mente inizia a calmarsi.

Corpo e mente sono inseparabili come le due facce di una stessa medaglia: la nostra vita tutta.

Terza R: Rispondere.

Da questo stato di rilassamento, possiamo iniziare a rispondere a pensieri e immagini mentali che ci incutono timore guardandole dritte in faccia, senza evitarle o negarle, sapendo che la paura vuole proteggerci e al tempo stesso alimentando la fiducia di poterla attraversare e superare da soli, senza tuttavia contrarsi nel vano tentativo di non avere paura.

Quarta R: Ripassare.

Ripassiamo ripetutamente nella nostra mente le immagini dello scenario futuro che desideriamo vedere realizzato, compiendo ogni giorno piccole azioni ispirate a quelle immagini, come se quel futuro desiderato fosse già presente.

Con il Decreto Aureo delle Quattro R scrupolosamente arrotolato sotto la tunica regale, il sovrano s’inchina con rispettosa umiltà al saggio mago, profondamente riconoscente per il suo prezioso aiuto, e si avvia con rinnovata fiducia alla riconquista del suo regno, con la ferma decisione di riportare il suo amato popolo allo stato di pace intelligente che si merita.

L’Antidoto

…Un antidoto efficace ad un’amigdala costantemente sollecitata che rileva minacce, situazioni ostili e pericoli ovunque, anche quando queste sono solo immagini, sta nel risvegliare e sviluppare la nostra capacità assopita di allenare il nostro cervello umano alle antiche arti dimenticate del rilassamento profondo e di quell’immaginazione potente che sostiene la volontà di agire, tranquillizzando in questo modo anche il più zelante dei generali.

Se vuoi, posso condividere un metodo – e ce ne sono tantissimi altri in giro – che aiuta ad attuare nella nostra vita di tutti i giorni le quattro R del Decreto Aureo.