ANDARE VERSO
“Promuovi quello che ti piace, invece che attaccare quello che non ti piace”.
Più imparo, leggo, studio e approfondisco le mie conoscenze, più ho la sensazione che esistono pochi pensieri originali.
Si dice che Madre Teresa espresse già questo concetto durante la guerra del Vietnam. Invitata a partecipare ad una marcia “contro” la guerra, disse:
“Io non partecipo a nessuna marcia contro la guerra. Se mi invitate ad una marcia in favoredella pace parteciperò.”
La maggior parte di concetti sono già stati espressi, scritti e praticati da migliaia di anni. Con diverse parole, in diversi contesti, con altre esperienze.
Quando, ad esempio, anni fa, ho iniziato ad approfondire la conoscenza del buddismo, una delle prime considerazioni che ho fatto è stata che molti dei concetti della Programmazione Neuro Linguistica, del Pensiero Positivo, della Neuro-Semantica e delle Neuro-Scienze, che stavo studiando in quel momento, erano già stati espressi dal buddismo stesso, ovviamente in altre forme ed espressioni.
Tempo fa un grande Uomo disse: ”Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”.
Personalmente non seguo i programmi televisivi da diversi anni, tuttavia le rare volte che mi capita di vedere dibattiti di approfondimento su alcuni temi, spesso rimango basita da quanta violenza verbale usano gli stessi ospiti invitati a parlare al punto di abbandonarne la visione.
Penso che persone che hanno fatto la scelta di usare la comunicazione pubblica nella loro vita abbiano la responsabilità, quanto meno, di imparare la comunicazione assertiva.
Il cambiamento, dal mio punto di vista, non ce lo possiamo aspettare solo dall’alto. Dalle istituzioni, dai politici, dalle nazione, dai governi.
Penso, invece, che siamo chiamati ad iniziare a praticarlo su di noi, nelle nostre relazioni, nella nostra famiglia, per poi estenderlo alla nostra comunità, alla nostra città, alla nostro nazione, al nostro pianeta.
Lo espresse, anni fa, lo stesso John Fitzgerald Kennedy quando disse:
“Non chiedetevi cosa il vostro paese può fare per voi, ma cosa voi potete fare per il vostro paese.”
Personalmente penso che questa sia l’unica soluzione alla maggior parte dei problemi dell’umanità.
E quanto non è semplice mettere in pratica questo concetto?
Quanto può essere difficile essere il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo, nella nostra quotidianità?
Invece di usare la nostra energia e il nostro tempo a trovare colpevoli, perché non usarla a trovare nuove soluzioni, nuove idee, nuove azioni, nuove collaborazioni?
E non occorre essere un formatore, un trainer, un conferenziere, un politico o un capo di stato.
Ci lamentiamo della violenza nel mondo e quanta aggressività manifestiamo nel nostro quotidiano? Nei nostri pensieri, nelle nostre comunicazioni, nei nostri atteggiamenti con il nostro partner, i nostri famigliari, i nostri amici, i nostri collaboratori o con gli sconosciuti che incontriamo?
Quanto alimentiamo le nostre relazioni con lodi e apprezzamenti anziché con critiche e recriminazioni?
Io sono un’attivista animalista e, personalmente, ho abbandonato molti gruppi di animalisti perché esprimono concetti estremamente violenti verso chi opera proprio la stessa violenza sugli animali.
In palese antitesi con ciò che vogliono ottenere.
Lo trovo un enorme controsenso che non porta a nessuna soluzione e che, anzi, fomenta ancora di più la violenza.
Mi trovo spesso a riflettere su come poter arrivare a portare ciò che ho imparato e sto imparando, ad esempio, ai bambini, agli adolescenti, nelle scuole, nelle istituzioni. Sui campi di applicazione, sulle idee, sulle soluzioni e sulle collaborazioni che ancora non ho preso in considerazione.
Su cosa posso fare IO, con il mio lavoro, la mia missione, i miei talenti, le mie risorse interne ed esterne e quelle che ancora posso sviluppare per dare il mio contributo.
E sono consapevole che, forse, non basterà questa vita per farlo.
Ma, quando arriverà l’ultimo giorno di questa mia vita e mi guarderò indietro, sono sicura che penserò che è stata una vita ben vissuta.
Certo è più facile, anche per me, in certe occasioni, di fronte a certi avvenimenti e tragedie, cadere nella tentazione di lamentarmi, di accusare, di puntare il dito, di recriminare, di odiare.
Perché, a qualche livello, è ciò che ho imparato a fare, è un sentiero neuronale preferenziale. E’ la prima re-azione che ho imparato a mettere in atto.
E che fatica è stata, e continua ad essere, spesso, cambiare le mie credenze, i miei pensieri, il mio stato.
Ma questo dove mi porterebbe?
E, soprattutto, funziona?
Ha funzionato finora?
Dalla mia esperienza, NO.
Monica Guastalli